Dall’algoritmo egoista all’algoritmo responsabile (e forse generoso)
Pubblicazione Originale: Econopoly – Il Sole 24 Ore ↗
Il tema della dicotomia vs. l’analogia, attuale o prospettica, tra intelligenza umana e intelligenza artificiale ricorre da diversi decenni e ha origini nella letteratura scientifica dello scorso secolo. L’automatizzazione delle capacità umane ha a che fare con un tema dibattuto, quanto temuto dai più: il superamento dei limiti umani, sia fisici che intellettuali, appartiene da sempre al desiderio di miglioramento dell’uomo stesso, benché esso sia stato un tema, spesso, definito come utopistico, sia a causa di tempi poco maturi, sia per la possibilità di parlarne senza correre il rischio di spaventare le persone.
Sebbene queste tematiche da una parte sembrino mere disquisizioni filosofiche, risultano al contrario i fondamenti con cui questa realtà del domani potrà essere disegnata. Parliamo di Intelligenza Artificiale (IA) e di antropologia digitale insieme, chiedendoci come la prima sarà in grado di incidere sulla seconda, e nella sua capacità di superare l’intelligenza propria dell’uomo. Parliamo di discrezionalità delle macchine, di coscienza e di volontà, di significati qualitativi e quantitativi che l’Intelligenza artificiale potrà attribuire ai dati e del loro coincidere con i significati che l’uomo invece avrebbe a essi attribuito, se fosse stato più performante, veloce e razionale delle macchine stesse.